Quartiere popolare di Pavia

Ex Snia Viscosa

Pavia è una città ricca di storia e cultura, a qualche kilometro da Milano. Oltre ai luoghi d’interesse culturale, come la Chiesa di San Michele Maggiore, la Certosa di Pavia, il Duomo, la tomba di Sant’Agostino, il Ponte coperto, le Torri, l’Università tra le più antiche del mondo ecc, a Pavia ci sta la ruggine. 

  • quartiere popolare di Pavia

Pavia è una piccola città ricca di storia e cultura, a qualche kilometro da Milano. Oltre ai luoghi d’interesse culturale, come la Chiesa di San Michele Maggiore, la Certosa di Pavia, il Duomo, la tomba di Sant’Agostino, il Ponte coperto, le Torri, l’Università  tra le più antiche del mondo ecc, a Pavia ci sta la ruggine. Usciti dal borghese centro storico ci si scontra con un “piccolo” problema, molte zone della città sono completamente abbandonate al degrado e alla negligenza. Una di queste zone è quella dell’ Ex SNIA Viscosa.

La Snia Viscosa è un’ex fabbrica nata nel 1905. In un primo momento specializzata nella produzione della seta, negli anni ‘50  prese l’intero controllo della produzione di fibre sintetiche in Italia. Durante gli anni ’70, però, subì una forte crisi che la fece fallire e chiudere definitivamente nel 1982.

Durante gli anni di attività, gran parte del personale si ammalò gravemente a causa dell’utilizzo di agenti chimici e di materiali tossici nella produzione. Ancora oggi la presenza di residui chimici e minerali e metalli pesanti, tra cui l’amianto, è drasticamente presente nel terreno dello stabilimento, con conseguente infiltrazione e inquinamento delle acque.

Sono anni che il Comune cerca di operare una bonifica sul territorio e che riflette su un’eventuale riqualificazione dell’area, escludendo la demolizione degli edifici, in quanto considerati di interesse storico, culturale e sociale. Purtroppo, una parte dell’area è di proprietà privata, cosa che rallenta o impedisce l’avanzare dei progetti di riconversione. 

Tutt’intorno all’Ex Snia, vi sono altre aree che richiederebbero degli interventi imminenti. Giusto in via Savoldi, vicino al cimitero Monumentale, vi è un’intera zona verde lasciata completamente al degrado e all’incuria, tanto da venire usata come discarica.

Sempre vicino all’ex Snia vi è anche l’ex Idroscalo. Un affascinante esempio di archeologia industriale, ma non per questo obbligato a restare ruggine e rovina.  

Le potenzialità di questi luoghi sono moltissime, si tratta di zone vicine al parco naturale del Ticino, le quali potrebbero arricchire notevolmente la città, magari riadattandole a centri culturali o semplicemente creando dei parchi pubblici. Anche nel caso dell’Idroscalo, sono già stati proposti alcuni progetti che però non hanno ancora visto nessuna realizzazione.

Se volete saperne qualcosa di più Sull’Ex Snia, ho trovato questo reportage molto interessante riguardo all’insediamento rom alla Snia. Dove l’abbandono urbano da parte delle istituzioni, come spesso accade, diventa anche luogo di un abbandono umano https://sconfinamento.files.wordpress.com/2011/12/inferno-snia.pdf

Quartiere popolare

Nei pressi della fabbrica, in Viale Sicilia, vi è un quartiere popolare composto da grandi stabili quadrati tutti uguali. L’intero quartiere è ben delimitato e chiuso da due cancelli che si trovano nei rispettivi lati. Questo era la residenza degli operai della Snia.

All’epoca, era diffusa la tendenza di creare dei complessi abitativi in prossimità delle aziende, destinati ai lavoratori. Il quartiere esiste ancora oggi ed è interamente abitato, in alcuni casi dagli stessi lavoratori dell’epoca. 

Ho trovato questo posto davvero interessante, sono molto attratta da questo tipo di soluzioni abitative, così ho deciso di fare una piccola serie fotografica.

L’effetto iniziale è stato un po’ sovietico. Blocchi color arancio si susseguono uguali. Ogni facciata sbatte sull’altra, si osserva, interagisce o invade. In un malsano gioco obbligato che rende le dimore volti schizofrenici e attenti.  Lo sguardo dalle finestre segue i profili dei muri dirimpettai o striscia di sbieco su quelli laterali. I suoni arrivano da ovunque, chiari, precisi, parole scandite, come se tutti abitassero lo stesso vano. Vecchie signore osservano passare-te, l’altro, quello dopo, poco importa- mentre in gruppi di tre ciacolano sedute sulle panchine. Panchine sociali, piazzate giusto fuori dagli stabili, su cortili d’asfalto che squadrati portano ad altre soglie, le quali si differenziano solo per i colori dei panni lasciati fuori, al vento, ad asciugare.

Curiosità

Sempre in questa zona, c’è un’altra ex fabbrica, quella fondata dal padre di Einstein. Nel 1895 Herman Einstein fondò le officine elettrotecniche Nazionali Einstein-Garrone insieme alla fabbrica sul Naviglio, tra via dei Partigiani e Viale Venezia.

Einstein passò l’estate del 1985 a Pavia dopo aver finto un esaurimento nervoso per sfuggire dalla disciplina della sua scuola di Monaco. Allora quindicenne, trascorse le giornate facendo giri in bicicletta, bagni nel Ticino e gite a piedi fino a Genova. A Pavia continuò a tornare anche negli anni successivi, questo fu il periodo in cui conobbe Ernestina Marangoni, con la quale strinse una forte amicizia che mantenne per il resto della vita.

Il progetto del padre purtroppo durò solo due anni e la fabbrica fallì.

Si dice che durante quegli anni, avendo accesso al fornito laboratorio della fabbrica, Einstein cominciò a teorizzare quella che poi sarà la scoperta della Legge dell’effetto fotoelettrico, che gli valse il Premio Nobel nel 1921.

Conclusione

Spero vi sia piaciuto conoscere questo quartiere della città, non è facile venire a conoscenza di questi posti. Spesso troppo concentrati a visitare i luoghi principali, si perdono altri aspetti fondamentali delle città.

Condividete, se vi fa piacere!

Ciao

Anna

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