Piatti tipici francesi

Escargots, crêpes, nouvelle cuisine, pâté, foie gras, crème brulé. La cucina francese, migliore cucina del mondo per alcuni, raffinatissima per altri, è la prima gastronomia del mondo ad essere considerata patrimonio dell’umanità. Ma perché? Perché la cucina francese è considerata ottima? Come ha fatto la Nouvelle Cuisine ad affermarsi in modo così deciso e ad esportare la sua cultura come sinonimo di alta qualità? 

piatti tipici francesi

Escargots, crêpes, nouvelle cuisine, pâté, foie gras, crème brûlée. La cucina francese, migliore cucina del mondo per alcuni, raffinatissima per altri, è la prima gastronomia del mondo ad essere considerata patrimonio dell’umanità. Ma perché? Perché la cucina francese è considerata ottima?Come ha fatto la Nouvelle Cuisine ad affermarsi in modo così deciso come sinonimo di alta qualità? 

Eccoci qua con un articolo succulento che potrà interessare non solo i più ghiotti ma anche tutti coloro che sostengono il primato mondiale della cucina italiana. Noi italiani siamo speciali, abbiamo una viscerale relazione col nostro cibo e col cibo in generale che quando qualcuno osa mettere in discussione questo titolo autoassegnatoci ci scateniamo levando al cielo pomodori, mozzarelle, paste, risotto alla milanese, fiorentine, babà, cassate, panzerotti, tiramisù e anche paste ai fagioli, e  avanziamo imperterriti, sbraitando contro le salse, le mini porzioni, la carne, la carne e ancora la carne della cucina francese.

La cucina italiana è buona e i nostri prodotti restano sicuramente tra i prodotti migliori, ma insomma ci sono talmente tante altre cucine gustosissime nel mondo che non mi limiterei alla pasta al pomodoro. Anche se, per soddisfare gli animi orgogliosi, farò comunque una piccola deviazione panoramica: Italia Vs Francia.

Una cosa che ho notato subito della Francia è stata una sua tendenza  all’ “americanizzazione”. Nei supermercati, la quantità di cibo pronto è davvero rilevante (tra cui insalate di pasta, cioè qualche pennetta dall’aspetto scotto, moscio e avariato, buttata a caso in un impiastro  amalgamato da salse chimiche). Anche noi non scherziamo, ma siamo ancora in grado di proporre delle alternative street-food che risultino, se non proprio più sane, meno industrializzate rispetto a tutti i cibi pronti e i fast-food che purtroppo sono molto diffusi anche in Francia. I Fast food sono di qualsiasi tipo, dal McDonald’s, al Burger king, al KFC, al Subway, a vari kebab, ai Begal, fino ai distributori di pizza. Sì, forse avete letto veloce e non avete colto il concetto: DISTRIBUTORI AUTOMATICI DI PIZZA .piatti tipici francesi

Sono ancora turbata al riguardo, non riesco a immaginare ci sia una vera pizza là dentro. Con un euro in più te la scaldano pure. Non chiedetemi come, questi sono congegni diabolici per anime perse o ubriache. Probabilmente anche io trovandomi completamente, e dico completamente, ubriaca in piena notte con una fame maniacale potrei forse, e dico forse, finire per comprarla, ma questo non toglie che facendolo cederei per sempre dignità e anima al diavolo, che si trova là dentro, in quegli scatoloni anonimi collocati a bordi di strade deserte, che ricordano distributori di benzina- se bisogna trovare un motivo per lottare contro l’evoluzione elettronica, contro la robotica, se bisogna motivare un’etica per questa missione, è proprio questa qui: la pizza!- Bon, per tutti gli italiani bevitori e anche no di Lione, state tranquilli, Pizza Pino in place Bellecour tiene aperto fino alle quattro del mattino.

Torniamo all’americanizzazione, voglio dire, non stiamo parlando di cucina del mondo, ma di posti che offrono scarti di carne accompagnati da patatine molli inzuppate in olio versato nella friggitrice nel 2005. Certo, anche noi ne siamo influenzati allo stesso modo, ma continuiamo a proporre alternative migliori. Voglio dire, se c’hai la pizza al taglio, i panzerotti, gli arancini, i cicchetti o anche i tramezzini, ma chi cavolo ci va al McDonald’s. Per non parlare delle catene, catene ovunque, catene di panifici con 30 individui del personale che ti sorridono come bambole e con una rapidità da manipolatore ti pressano per farti acquistare quello che non ti serve, per poi spedirti a mangiare in una sala accanto, fredda, sporca e vuota, con appese alle pareti stampe di foto anonime di cui non riesci a distinguere l’immagine ma solo i pixel. Sì, forse è solo una mia impressione, ma anche tutti quei ristoranti che si trovano nelle zone di servizio, lungo le strade statali e non, accanto ai supermercati, in zone industriali o addirittura dentro a edifici con uffici, in strutture anonime e quadrate, probabili ex capanni da meccanico. È vero, si tratta di ristoranti principalmente rivolti agli operai o alle aziende. Però, ecco, se devo fare una comparazione tra Francia e Italia, in Italia non ho quasi mai mangiato male in ristoranti caserecci o nelle bettole, in Francia succede la maggior parte delle volte e poi bon, non ci sono quei capanni.

Finiamola così: se si vuole mangiare bene in Francia bisogna spendere, da noi anche dove si mangia male si mangia bene. Ma dove si mangia bene in Francia si mangia davvero bene, con un’attenzione particolare all’equilibrio e al rispetto del sapore di ogni alimento.

Ora mettiamoci in pausa, mettiamo da parte questo nostro lato mediterraneo e sediamoci a degustare la Nouvelle Cuisine. Sì, ma per l’appunto, cos’è sta Nouvelle Cuisine?, da dove nasce? E soprattutto, è veramente rappresentativa della cucina francese tout court? 

Introduzione

Prima di fare un giretto per la storia della cucina francese, vi faccio un breve elenco con qualche  curiosità.

  • I francesi non hanno tre portate+dessert come noi -i mangioni, mi sono proprio resa conto di quanto mangiamo, non solo vendiamo cibo ovunque, a qualsiasi ora della giornata, ma in più ci spariamo tre portate durante i pasti.- Comunque, il loro pasto si suddivide in:
  • L’Apéro: se va bene, qualche ristorante propone l’aperitivo. Consiste nell’ordinare un bicchiere di vino, o qualsiasi altra cosa, prima di ordinare il vino per il pasto 😕 Eh? Ma perché? Insieme all’aperitivo servono la cosiddetta “mise en bouche”, in sostanza qualcosa da sgranocchiare, che va da delle semplici olive per i più tirchi a delle salsine col pane o a del prosciutto ecc.
  • Entrée : poi abbiamo l’entrée che non è la mise en bouche come molti italiani pensano. L’entrée è l’antipasto. Spesso non ha assolutamente i prezzi di un antipasto, costa come un piatto normale pur essendo meno copioso.
  • Plat: piatto, una portata, non la prima ma la portata, l’unica singola cosa che mangerete.
  • Dessert: infine il dessert, no, infine la confusione. Visto che i francesi si mangiano anche il formaggio come dessert, questo può essere incluso nel menù dei dessert o proposto a parte. Tra i vari dessert esiste anche una formula che si chiama café gourmand: ovvero il caffè servito con un piatto di piccoli dolcetti secchi, stile madeleine.
  • Café, Digestivo e Conto: oddio!
  • Spesso i ristoranti propongono un menù a prezzo fisso, in particolare per il servizio del pranzo. Si possono trovare formule con entrée, piatto e dessert dai 15 ai 30 euro. Oppure piatto e dessert o entrée e piatto. In alcuni casi è proposto le plat de jour , un piatto del giorno a un prezzo inferiore rispetto al menù.
  • In Francia l’acqua (di rubinetto) è gratuita e viene servita sempre in ogni locale, che voi siate in un ristorante o in un kebab. O comunque potete ordinarla senza problemi. Se invece si vuole l’ acqua in bottiglia la si paga.
  • Non esiste il prezzo sul coperto: pane gratis per tutti voi! In realtà, anche da noi è stato abolito, quindi se l’altra sera ve l’hanno fatto pagare, beh, vi hanno truffato.
  • In Francia non si serve cibo nei bar, non esistono tramezzini, panini, brioche ecc.(a meno che non siate in una catena o in bar particolari). Se volete mangiare qualcosa di veloce, andate nei panifici. Credo che questa sia una delle cause della proliferazione di cibo confezionato e di fast-food. Al bar non esistono neanche le patatine, in alcuni bar potete trovare delle noccioline: les cacahuètes. Niente più di questo, non hanno ancora fatto il passaggio elementare: cibo fa sete; ma pazienza.
  •  I crossaints sono vuoti e non sono francesi 😯 . Fateci caso, tutto ciò che è croissant, pain au chocolat ecc,  si chiama Viennoiserie, quindi da Vienna, dove sono stati inventati. Comunque, anche se vuoti (al massimo con la nutella), sti croissant pieni di burro sono veramente buoni. Ogni tanto si possono trovare quelli alle mandorle o con marmellate strane ma quello alla crema, il mio preferito, proprio non gli viene in mente di farlo.
  • Aperitivi: come aperitivo hanno il Pastis, una delle cose più economiche da ordinare al bar. In alternativa a del semplice vino c’è anche il Kir: vino bianco con Crema di Cassis. Oppure la Monaco, birra bionda con limonata e granatina. O la Panaché, birra e limonata, come i tedeschi insomma. In alcuni bar si può trovare lo Spritz ma è venduto al prezzo di un cocktail. In sostanza, il Pastis va più che bene, è buono, alcolico, economico, e decidete voi quanta acqua metterci. 😉
  • Prima di subire un trauma: la cioccolata calda è del semplice latte con cacao. Se volete una cioccolata calda vera, dovete chiedere una cioccolata calda à l’italienne, ma non sono sicura possiate trovarla ovunque.
  • Le pasticcerie della Francia non saranno sempre il top ma quella di Parigi, beh, chiunque confesserebbe che l’Italia perde in partenza. Basta guardarle le vetrine delle pasticcerie di Parigi, sono qualcosa di unico: l’innovazione, la modernità e poi il sapore. Qualcosa di incredibile. Vi consiglio assolutamente il Kararolls della pasticceria Karamel a Parigi. Ovviamente i prezzi sono all’altezza 😉
  • Un altro piccolo dettaglio sulle loro usanze: quando i francesi parlano di aperitivo intendono esattamente aperitivo da aperitivus «che apre le vie per l’eliminazione” -adatto ad agevolare le secrezioni gastriche… no, un attimino, non era esattamente quello a cui pensavo. Ok, quindi noi ci beviamo l’aperitivo che sarebbe stato un digestivo, cioè quel momento gioviale e ristoratore, quel pre-festa, quel preambolo di “stanotte faccio follie”, è in realtà uno stimolatore per fare la cacca? Ok, non sarà più lo stesso adesso. Ma torniamo a noi, i francesi non lo considerano come un momento per fare la cacca, ma manco io l’avrei mai messa su questo piano, ma bensì come un bicchierino da bere prima di andarsene tutti a casa a mangiare. Della serie, un bicchiere di vino e via, baci, ciao. Poi magari funziona così anche in tutto il resto d’Italia (a meno che in qualche paese sperduto non ci sia ancora qualcuno che lo usa per fare la cacca), ma io, essendo friulana, quando dico aperitivo, intendo: ci si trova alle sei e non rompere, si bevono minimo tre bicchieri d’obbligo altrimenti sei un infame schifoso, cosa sei uscito a fare, e poi boh non so più cosa sarà della mia vita fino al giorno dopo. Nessuno e dico nessuno osa interrompere questo antico rito per andare a casa a mangiare! Si mangia dopo, alle quattro del mattino, una pasta aglio, olio e peperoncino, che non si sa mai come ma quel piatto di pasta è il più riuscito di tutta la tua vita. E poi, va beh, cacca, lo sanno tutti che l’alcol è lassativo.   

Breve storia della cucina francese

Bene, è arrivato il momento di darsi a brevi nozioni storiche dove magicamente assumerò un tono molto più serio e didascalico; fine delle cazzate.

Prima che la cucina francese diventasse Nouvelle Cuisine ci sono voluti molti secoli, attraverso i quali ha subito diverse evoluzioni, dovute alle influenze di altre culture, all’innovazione dei materiali e ai cambiamenti sociali e politici del paese. È interessante notare quanto la cucina di un paese rispecchi o sia conseguenza anche dei movimenti politici e filosofici del paese stesso. Per esempio, per quanto riguarda la Francia, la rivoluzione è stata determinante della nascita della ristorazione, o ancora, le mousses sono state inventate per adattarsi al puritanesimo del XVII secolo, perché considerate cibi eleganti in quanto non è necessario masticarle.

Si inizia a parlare di cucina francese nel Medioevo, a quando risalgono le prime trascrizioni culinarie del cuoco Taillevent. Fino ad allora, la tradizione culinaria era trasmessa oralmente dal cuoco all’apprendista. All’epoca, la base della cucina era la carne, soprattutto la selvaggina, in linea col resto d’Europa. Non di meno, veniva già data particolare importanza alle spezie e alle salse, quest’ultime base indiscussa della cucina francese. Le salse erano prevalentemente a base acida; col tempo, la tecnica della riduzione e l’aggiunta delle creme e del burro le ha raffinate. È a questo periodo, però, che risale la salsa più diffusa e utilizzata dai francesi: la Moutarde.

Il Rinascimento segnò un momento importante anche nell’ambito culinario. Si rinnovò a partire dal cibo, per passare all’arte della tavola, fino al decoro. Sebbene oggi la pasticceria francese sia rinomatissima, all’epoca della rinascenza lo sguardo era rivolto all’Italia. Gli italiani erano maestri della gelatina, del marzapane, del pane speziato, delle marmellate e del torrone. L’influenza italiana si estese soprattutto al servizio, alle arti della tavola e alla maniera di mangiare. La cultura francese introdusse così la forchetta, l’uso del piatto individuale, materiali eleganti come la porcellana e moltiplicò l’uso dei bicchieri, in questo caso importati da Murano. Questo raffinamento consisteva specialmente nell’evitare ogni contatto diretto con gli alimenti.

Fu però nel XVII secolo che nacque la grande cucina francese, grazie anche alla pubblicazione del primo vero libro di cucina francese: “Le Cuisinier François”, scritto dallo chef Pierre La Varenne.

Il vero motore della cucina francese, tuttavia, lo si ritrova nella volontà dei nobili di distinguersi dalla borghesia. Le spezie, alimento raro e costoso,  divennero più economiche e quindi accessibili alla borghesia e non più prerogativa dei soli nobili. I nobili, così, furono costretti a trovare delle strategie per distinguersi ulteriormente e lo fecero attraverso la tecnica culinaria. La rarità delle spezie venne sostituita dall’affinamento della tecnica. Da quel momento in poi, non solo la cucina dei nobili si distinse per la complessità dei metodi utilizzati e per la scienza della cucina, ma la cucina francese in generale visse un importante momento di passaggio. Nacquero nuove tecniche, nuove filosofie, come il rispetto per il gusto di ogni alimento, nacquero le mousses, e soprattutto si imposero le salse, prima utilizzate solo come accompagnamento e private di una vera e propria definizione. (Per i francesi le salse sono un elemento indispensabile, ciò che distingue la cucina francese nel mondo. Usate in prevalenza per la carne, la loro preparazione può richiedere anche diverse ore).

Un altro aspetto interessante riguarda il servizio. Quasi in tutta Europa, si serviva secondo Le Grand service à la Française. Un servizio in tre tempi che vedeva tutte le pietanze essere servite allo stesso momento nel centro della tavola, dalle quali poi si servivano i commensali. I quali, a loro volta, avevano un posto preciso assegnatoli in precedenza da un’etichetta portante il loro nome, com’è usanza ancora oggi. Ma se all’epoca l’assegnazione del posto si faceva anche per creare un’armonia tra gli invitati, primeggiava un’altra esigenza, il posto veniva assegnato in base al privilegio dell’ospite. Per esempio, chi si sedeva al centro, di solito l’ospite di casa, poteva accedere direttamente a un gran numero di piatti, mentre i commensali che occupavano posti più laterali si trovavano costretti a un passaparola per poter essere serviti, dovevano domandare ai vicini che a loro volta domandavano ai loro vicini. In questo senso si dice che questo tipo di organizzazione rifletteva la società dell’epoca. Questa usanza è stata abbandonata nell’ottocento a favore del servizio alla russa, quello che conosciamo noi oggi, favorito dalla nascita e proliferazione dei ristoranti.

Il primo locale definito come ristorante lo si trova nel 1765, quando un panettiere decise di proporre nel suo locale la vendita di piatti caldi chiamati “restaurants”, dalla derivazione terminologica “ristorare”.

La vera e propria ristorazione però nacque dopo la rivoluzione, quando alcuni tra i grandi cuochi al servizio della nobiltà, ritrovandosi per strada o costretti a seguire i loro padroni in esilio, decisero di aprire il proprio ristorante. Antoine Beauvilliers fu il primo a concepire un ristorante come lo intendiamo noi oggi. Da quel momento in poi, i ristoranti affiorarono ovunque e i cuochi di livello affermarono la loro cucina dando vita alla gastronomia e alla critica culinaria.

Se il primo ristorante è francese, il primo café, pasticceria e poi caffè letterario è stato fondato nel 1674, sì a Parigi, ma dal siciliano Francesco Capelli, soprannominato Procopio da cui prese poi il nome il cafè Procope. Il café Procope ospitò personaggi illustri come Voltaire, Diderot, D’alambert, Rousseau…

 L’età d’oro della gastronomia francese fu il XIX secolo. Nuove modalità di cottura, nuovi materiali, nuovi prodotti. Se fin dagli albori molti alchimisti si cimentarono nell’arte del mangiare, tra cui il primo Taillevent, fu nell’800 che la cucina si fece scienza. Grande attenzione fu data alla ricerca dell’osmazone (parte più saporita della carne) e si perfezionarono i sistemi di cottura considerando la risposta chimica dei cibi. Lo studio, l’esperienza e la pratica divennero aspetti fondamentali di una buona riuscita. Nacquero nuove definizioni a formare il vocabolario e la tecnica culinaria. L’introduzione del frigorifero cambiò la proposta dei piatti, così come la nascita dell’industria agroalimentare. Nacque il concetto di turismo e quindi di pari passo l’industria alberghiera. Questa fu l’epoca dove si fece tutto in cucina e si misero le basi per quella che sarà la cucina tradizionale francese.

All’inizio del ‘900, con la creazione della guida Michelin, l’interesse si spostò verso le cucine regionali, tra cui la più rinomata era quella lionese con le sue mères (appellativo con cui venivano definite le cuoche lionesi), le prime donne ristoratrici. Questi ristoranti regionali poco a poco si trasformarono in veri punti di riferimento gastronomici, stellati dalla Michelin, come i due ristoranti della mère Brazier a Lione.

Nouvelle Vague, Nouveau Roman, Nouvelle Cuisine

La cucina si era talmente istituzionalizzata che non era più possibile innovare nulla, la tradizione diventò intoccabile e poteva solo essere ripetuta. Così i grandi chef si trovarono imprigionati nelle ricette classiche dei loro ancestri. Ma come fino ad ora ce ne ha dato prova, l’assetto sociale e politico del tempo influenzò anche la cucina. Durante gli anni ’70 del novecento, lo spirito di innovazione e sperimentazione che colpì non solo la politica e le lotte sociali ma anche il cinema con la Nouvelle Vague e la letteratura con il Nouveau Roman, non dispensò la cucina, fu così che nacque la Nouvelle Cuisine. Sotto l’esigenza di un movimento rivoluzionario che voleva modernizzare la gastronomia del paese proponendo una cucina più leggera e esteticamente più curata. La Nouvelle Cuisine  mirava alla ricerca del sapore naturale introducendo nuove forme di cottura, piatti più leggeri e gusto più raffinato. Si assistette al ritorno e al rinnovo delle mousses favorito anche dai nuovi elettrodomestici, come il mixer. Uno stile che doveva rispondere alle esigenze di salute fisica e all’immagine estetica della magrezza. Fino ad arrivare a degli eccessi, a una cucina ormai talmente lontana dal concetto popolare di mangiare da diventare elitaria. Nacque allora la Nouvelle cuisine de terroir, che facendo referenza da una parte alla grande tradizione aristocratica e dall’altra alle ricette regionali ripensò la cucina in senso moderno ma senza dimenticare le basi del passato, per far fronte appunto al mondo della cucina industrializzata.

Cibi e piatti tipici francesi

La cucina francese è essenzialmente una cucina di carne, verdure, salse, uova e formaggio. Di seguito, una breve lista dei piatti tipici e delle pietanze quotidiane dei francesi.

Tartiflette: un tortino di formaggio, patate, pancetta e cipolle, cotto al forno.

Terrine: un paté di carne o pesce cotto al forno.

Foie gras :il fegato di anatra.

Croque-monsieur: il toast francese, farcito con burro prosciutto e formaggio, e ricoperto da uno strato di formaggio fuso.

Raclette:  è un piatto tipico francese che si degusta specialmente in famiglia durante  l’inverno. Per la raclette vi è anche l’apposito elettrodomestico. La raclette è una specie di fonduta, la cui base sono dei pezzi di patata lessa, ai quali vengono aggiunti a scelta dei salumi e una fetta di formaggio che poi si fonderà nell’apposita griglia. Nei supermercati potete già trovare le confezioni di formaggio tagliato a fette per la raclette.

Pot –au-feu: manzo cotto per lungo tempo in un brodo di carote, porri e rape, serviti poi assieme alla carne.

Fondue Savoyarde: fonduta di formaggi diversi, degustata con pane o carne.

Crȇpes: in particolare sono rinomate le Crȇpes bretonnes e anche le Gallettes bretonnes.

Omelette: l’omelette quoi.

Escargotes: le famose lumache, farcite di burro e prezzemolo, cotte al forno e servite nell’apposito piattino con forchettina.

Gratin: gratin di patate con crema, latte e burro.

Quiche: la più rinomata è la Quiche Lorraine, con la pancetta.

Gaufre: i gaufre sono i waffel, cialde croccanti servite in alternativa alle crȇpes.

Pain perdu: il pain perdu è quello che oggi chiamiamo French Toast. In realtà la ricetta originaria è evidentemente una ricetta povera, consiste nel recuperare il pane vecchio, lasciarlo in ammollo nel latte mescolato con uova e zucchero per poi tostarlo col burro.

Madeleine: non toccate le madeleines.

Cake: piccoli o grandi tortini secchi, tipo plumcake, ricoperti con diverse guarnizioni, dal cioccolato, alle mandorle, al limone…

Cookies: ormai i francesi fanno i cookies in ogni modo.  Le decorazioni sembrano piccole opere d’arte, ci aggiungono noccioline, caramello, frutta, cioccolato e chi più ne ha più ne metta.

Éclaire : una specie di lungo bignè ripieno di crema al cioccolato, alla vaniglia o al caffé.

Crème Brûlée: ovviamente lei con la sua crosticina. (Ricetta più in basso).

Île flottante: crema inglese, bianco d’uovo a neve, caramello e mandorle. (Ricetta più in basso).

Baguette : la comprano ogni giorno e la portano ancora sotto il braccio.

Conclusione

Bene, vi ho più o meno orientati sull’immenso campo della cucina francese. In realtà, ogni regione ha le proprie peculiarità e versioni delle ricette tradizionali. Infatti, l’approccio corretto è  quello di andare a mangiare!

Per i più bravi con le padelle ho aggiunto due ricettine in fondo pagina: Crème Brûlée e Île flottante.

Per chi volesse leggere un’introduzione alla cucina di Lione, capitale gastronomica della Francia, vi rinvio a questo articolo.

Buon appetito!

NB: a detta dei francesi, l’immagine dello chef a inizio pagina è rappresentativa di un italiano ma non ne ho trovate altre.

Bibliografia: Poulain Jean-Pierre, Neirinck Edmond, Histoire de la cuisine et des cuisiniers: techniques culinaires et pratiques de table, en France, du Moyen-Age à nos jours. Éd. Lanore Jacques, 2000

Ricetta Crème brûlée

Origine foto: https://www.browneyedbaker.com/creme-brulee/

Ingredienti :

500 ml panna

500 ml latte

2/4 stecchi vaniglia

Nove tuorli

180 g zucchero

Versare la panna e il latte in una pentola. Aprire gli stecchi di vaniglia e aggiungerli al composto. Portare a ebollizione, abbassare la fiamma e lasciare una trentina di minuti sul fuoco, riportare a ebollizione.

Lavorare i tuorli con lo zucchero e aggiungerli al composto. Cuocere finché la crema non diventa bella cremosa. Levarla dal fuoco e versarla negli appositi stampi, poi metterla in forno per un’ora a 90⁰.

Tirata fuori dal forno cospargere dello zucchero di canna per formare la famosa crosticina. Flamber con l’apposito strumento, se non ce l’avete potete metterla cinque minuti in forno, vicino alla parte alta, in opzione grill.

Ricetta Île Flottante

piatti tipici francesi

Origine foto:http://madame.lefigaro.fr/recettes/ile-flottante-lait-de-coco-220807-6618

Ingredienti

Crema inglese: qualsiasi ricetta va bene.

Caramello

Vaniglia

4 albumi

60g di zucchero per il caramello

30 g di zucchero per i bianchi d’uovo

Mandorle a pezzetti

Per il caramello: 60 g di zucchero. Metterne un po’ su una padella e cuocere a fuoco basso. Quando comincia a fondere aggiungere gradualmente il restante, in tre parti. Alla fine si aggiunge un po’ d’acqua per fermare la cottura.

Per i bianchi d’uovo: Preparare una pentola con molta acqua e metterla a bollire. Montare i bianchi a neve aggiungendo dolcemente lo zucchero. Formare due palle di bianchi d’uovo con un cucchiaio e metterli a cuocere nell’acqua da entrambi i lati, circa 1 minuto.

Servire: mettere la crema inglese come base, aggiungere il bianco d’uovo e poi il caramello e le mandorle a pezzetti. Conservare in frigo.

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